Gli sport elettronici si preparano a sbarcare alle Olimpiadi e sono oggetto di attenzione da parte dell’Assocalciatori. Ma cosa sono e perché vengono accostati allo sport? Ne parliamo con Carlo Alessandri, co-founder di CMA.
Che cosa sono gli e-sports? Qual è la differenza tra e-sport e sport tradizionale? E le somiglianze?
Gli e-sports (electronic sports) sono conosciuti in Italia come sport elettronici o giochi elettronici competitivi. Si giocano su piattaforme virtuali fondate in ogni loro fase sull’interazione uomo-computer. L’elemento competitivo sta alla base della stessa definizione di e-sport: la sfida può avvenire tra un giocatore e un software o tra semplici giocatori, disposti in singolo o schierati in squadre, alla conquista di un obiettivo comune.
Ad oggi esistono molte tipologie di videogiochi riuniti sotto apposite macrocategorie che semplificano e danno ordine a un panorama variegato e complesso.
Come detto, i videogiochi che ne fanno parte sono tendenzialmente multiplayer, ma è possibile competere anche in singolo su piattaforme basate sull’accumulo di punti.
Cosa li accomuna al mondo dello sport tradizionale?
La componente della gestione emotiva, della preparazione, della competizione "sotto pressione" per l'ottenimento di un determinato obiettivo agonistico, il carattere di socialità e spettacolarizzazione fruita da un pubblico live o attraverso medium come TV e canali web.
Cosa ne pensi dell'idea di ammettere gli e-sport tra le discipline delle Olimpiadi?
Sono estremamente favorevole, e parlo da sportivo nel sangue. Gli stessi scetticismi, di "sistema" e sociali, che sta subendo il movimento e-sports, sono quelli che ha subito la cultura dello sport nella prima metà del '900 e nel dopoguerra. Seppur di diversa natura, si parlava di attività che allontanavano l'uomo dall'essenzialità degli impegni morali e pratici della vita. In più, credo fortemente che il movimento olimpico potrà beneficiare di questa apertura se si farà trovare pronto a influenzare positivamente questa nuova utenza internazionale-interraziale-interculturale, attraverso i buoni valori dello sport.
Tu e i tuoi soci avete deciso di individuare nell'e-sport uno dei settori di sviluppo della vostra società di servizi al mondo sportivo. Come mai una scelta come questa?
Crediamo fortemente nel valore sociale degli e-sports. Chiunque sia in questa terra e in questa vita non ha il diritto di giudicare i gusti e gli interessi delle masse tanto quanto delle nicchie, se queste non ledono le libertà altrui. Sta a tutti gli attori sociali, istituzionali e imprenditoriali, secondo le proprie mission aziendali, assicurarsi che gli utenti-clienti trovino soddisfazione in maniera socialmente responsabile. Noi ci stiamo posizionando nel mercato come promotori di progetti imprenditoriali socialmente responsabili, che uniscano i valori dello sport a quelli degli e-sports.
Avete un progetto specifico di e-sport, E-Top League Eccellenza. Puoi raccontarci di cosa si tratta e qual è il suo valore?
ETL-E è un progetto ludico competitivo che nella sua prima edizione pilota ha preso come riferimento la categoria di Eccellenza calcistica LND del comitato regionale del Lazio. È l'unico torneo cosiddetto "di comunità" di cui la casa madre del videogioco FIFA abbia consapevolezza e per il quale, dopo un'interlocuzione lunga 6 mesi, abbia concesso linee guida entro le quali autorizzare la competizione. Inoltre, è patrocinata da AIC - Assocalciatori, la più grande associazione italiana di categoria del sistema Calcio FIGC, che ha attenzionato per la prima volta il mondo e-sports, interrogandosi circa le sue prospettive, grazie a noi e alla comunione d'intenti in questo progetto.
Semplicemente, ETL-E consiste nel replicare alla Play Station il campionato federale di reali squadre di calcio dilettantistico, con account personalizzati con il nome del proprio club e facendo giocare online gli stessi tesserati dei club reali.
Un esperimento "giocoso" che diviene pretesto per altre riflessioni relative all'utilizzo dei videogiochi per tutto il movimento dilettantistico. Ne seguirà in settembre un convegno dedicato al tema promosso in collaborazione con AIC.
Cosa consiglieresti a un ragazzo appassionato di e-sport?
Di coltivare la sua passione in maniera equilibrata e strutturata. Di affidarsi all'istinto, ma anche a professionisti non millantatori che sappiano indirizzarlo nel miglior percorso di crescita possibile. In un mondo diviso tra l’allarme sociale nei confronti del gioco digitale e l’adesione acritica, credo sia importante provare a costruire proposte sociali meditate. Per fortuna, non siamo gli unici. In questo senso, mi piace molto la figura dell'EduGamer.
E ai suoi genitori cosa diresti, invece?
Servono vedute ampie, aperte. È importante informarsi e rimanere sempre un punto di riferimento per i figli che vorranno intraprendere questo percorso. Esserci quando arriveranno le sconfitte e farsi trovare sorridenti e a braccia aperte, quando arriveranno i successi. Scrivendo ciò, ripenso a tutto ciò che non sono stati i miei genitori, bonariamente, in relazione al mio percorso di sportivo aspirante professionista. E l'e-sport è sport! Quindi il discorso vale anche, e più che mai, in questo caso.
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